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In un caso delicato come il tuo, l’effettiva indicazione ad eseguire un esame invasivo come l’isterosalpingografia deve essere valutata dal ginecologo che ti segue; la tecnica dell’indagine si basa sull’iniezione del mezzo di contrasto tramite lunghe sonde, dette “”isteroiniettori””, connesse a una siringa contenente il contrasto. L’apparecchio è munito di un manometro che serve a misurare le pressioni di iniezione che si raggiungono durante le manovre diagnostiche; queste pressioni rappresentano una preziosa fonte di informazioni sulla pervietà o meno di alcuni punti del percorso che il mezzo di contrasto deve attraversare. La parte finale dell’iniettore è dotata di un beccuccio conico che, messa in evidenza la porzione uterina tramite l’applicazione di uno speculum, viene adattato all’orifizio uterino esterno. L’iniezione del liquido avviene in scopia, sotto controllo visivo diretto dell’operatore che può rendersi conto immediatamente del progresso del mezzo di contrasto e registrare le pressioni necessarie per farlo progredire. Durante l’esame si scattano anche delle vere e proprie lastre che fissano i momenti fondamentali dell’indagine e rimangono come documentazione permanente. A volte, questa stessa indagine riesce ad avere qualche effetto terapeutico, come nei casi di piccole e risolvibili ostruzioni o malposizioni tubariche.
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