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    giannizzzero
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      Buongiorno a tutti.
      Sto cercando di documentarmi sull’argomento in oggetto leggendo un po’ qua e un po’ là sul web. Il mio interesse, naturalmente, è determinato dalla diagnosi che medico di base, neurologo e due psichiatri mi hanno formulato indipendentemente: disturbo da attacchi di panico.
      La prima volta che mi successe avevo meno di trent’anni, era mattina e stavo ancora dormendo. Mi svegliai con una stranissima sensazione di malessere, mai provata prima, che non riuscivo a localizzare in alcun punto determinato. L’intensità di questo indescrivibile fenomeno crebbe vertiginosamente e in pochi secondi la sofferenza divenne tale che credetti di morire. Saltai giù dal letto e corsi in camera di mio padre, pregandolo di portarmi subito all’ospedale. Lui, più saggiamente, si alzò e mi porto fuori, facendomi camminare a piedi nudi sull’erba. Quella orribile sensazione era però già diminuita di molto (la fase acuta non durò credo più di qualche secondo); a quel punto ero solamente agitato per lo spavento, i sintomi di prima erano ormai spariti del tutto. Gradualmente mi rilassai, e tutto terminò lasciandomi un senso di spossatezza e di sollievo. Episodi del genere si ripeterono negli anni successivi, sempre con le stesse modalità. Nonostante la relativa rarità, l’intensità di questi eventi fu tale da condizionare alcune scelte della mia vita, alle volte anche importanti. Su un piano più generale, questa esperienza ha cambiato la mia percezione della realtà e il mio modo di pensare, con evidenti riflessi anche a livello di comportamento: i viaggi sono diventati un problema, la vicinanza a un ospedale un fattore di sicurezza, gli spostamenti in aereo (ma, in forma più leggera, anche con altri mezzi) un dramma: cosa faccio se mi prende un attacco in un luogo da dove non posso scappare? Significativo è il fatto che l’unico episodio di panico che non è avvenuto al risveglio mattutino ha avuto luogo in traghetto, appena dopo la partenza. La mia reazione fu di correre verso la cabina di comando per chiedere al pilota di fermarsi e farmi scendere, anche se l’intensità del malore diminuì giusto all’entrata della porta, mentre ero steso sul pavimento e stavo strisciando come un verme. Lascio all’immaginazione di chi legge come tutte queste cose possano incidere sulla qualità della propria vita professionale e privata. La riflessione che voglio porre è piuttosto un’altra: cosa mi è successo realmente? Capisco, razionalmente, che dal punto di vista medico questi fenomeni siano perfettamente noti e spiegabili, ma ho delle forti perplessità quando leggo di esperienze di attacchi di panico subiti da altre persone, che li combattono efficacemente con l’uso di ansiolitici (alprazolam). Sono ancora più scettico quando leggo che quasi tutti hanno avuto un attacco di panico nella loro vita. Evidentemente non stiamo parlando della stessa cosa. I farmaci presi per via orale, anche i più rapidi, impiegano minuti ad agire, mentre ciò che accade a me si svolge nel giro di pochi secondi. Che poi tutti sperimentino episodi di questo tipo, questo rifiuto proprio di crederlo; quello di cui io parlo è una sensazione fisica di intensità colossale, fuori da ogni tipo di controllo, una specie di orgasmo maligno, che mi spinge addirittura a comportamenti autolesionistici pur di uscirne. Alle volte ho pensato al suicidio. Il primo psichiatra mi ha prescritto una cura con paroxetina, che ho preso per quasi due anni. Devo dire che non ho notato particolari effetti sull’umore né sull’ansia, ma nemmeno ho avuto episodi acuti di panico (solo qualche segnale anticipatorio che tuttavia non è mai sfociato nella crisi). In effetti il farmaco riduce la probabilità che gli attacchi si presentino, ma ovviamente nessuno sa se in quel periodo ne avrei comunque avuti oppure no (fortunatamente nel mio caso gli attacchi sono veramente rari, per cui il dubbio è ragionevole). Di conseguenza la cura farmacologica non mi ha indotto una maggior fiducia nella possibilità effettiva di guarigione, ma soprattutto mi rimane ancora il dubbio se ciò che mi succede sia veramente da classificare come attacco di panico o non sia invece qualcos’altro. Grazie anticipate a chi vorrà contribuire alla discussione.

      #14308
      eagle53
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        Ti posso solo confermare che si tratta di attacco di panico, ho le tue medesime fobie, solo che a me il primo attacco has preso sotto una galleria e dopo è stato un inferno, ho dovuto usare per molti anni l’evitamento, ancora oggi non posso allontanarmi dalla mia città, con nessun mezzo, pero’ devo dire che con il tempo e lavorando molto dentro me stesso per capire i perchè, le cause dello scatenamento degli attacchi, sono riuscito a farli regredire, sino ad annullarli quasi del tutto, dico quasi perchè qualche fobia è rimasta, oramai ho rinunciato a lottare contro i mulini a vento per cui faccio tutte le cose che non mi creano ansia anticipatoria e che possono sfociare in un attacco di panico, per fortuna sono molte le cose che posso fare nella mia città e mi accontento anche perchè sono riuscito a mantenere ugualmente una buona qualità di vita, mi sono dedicato al volontariato, insomma mi sono creato molti interessi cosicchè i viaggi e le cose che non posso fare non mi mancano, la mia vita è comunque piena.
        Pero’ se devo darti un suggerimento, non fare come me, rivolgiti ad uno psicoterapeuta e con il suo aiuto e qualche farmaco ed un grande lavoro su te stesso, vedrai che riuscirai piano piano a superare molte paure e spero proprio che un domani esse siano solo un brutto ricordo. Ricordati che gli attacchi di panico si nutrono della tua paura e si scatenano usando delle suggestioni e/o autosuggestioni, quindi bisogna soprattutto cercare di bloccare quelle, almeno come inizio.
        Ciao Eagle53

        #3857
        eagle53
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          #14309
          giannizzzero
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            Grazie Eagle.
            Non mi hai detto però cosa pensi quando leggi tutti nella vita hanno almeno un attacco di panico. Credi che ogni persona che incontri per strada abbia passato quello che hai passato tu? Purtroppo l’informazione diffusa da portali come libero, che è una discarica mediatica, non aiuta certo le persone che cercano una via di uscita dalla propria sofferenza. E poi, come ho già detto nel primo messaggio, non capisco proprio come alcuni possano curare i sintomi di un fenomeno così rapido e devastante con farmaci presi per via orale. Per inciso devo dire che l’alprazolam (Xanax) – nonostante quello che se ne legge in giro – mi dà un gran sollievo dall’ansia e un conseguente benessere, ma questo c’entra poco con quei maledetti attacchi di panico. Comunque mi dispiace che tu ti sia in qualche modo arreso (parli di cose che puoi e non puoi fare e addirittura di aver rinunciato a lottare). Auguri.

            #14310
            eagle53
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              Ciao, ho dovuto rinunciare a lottare per altri motivi piu’ seri di salute fisica, che nulla hanno a che fare con il panico, altrimenti non mi sarei arreso mai. Non basta l’alprazolam e/o altri farmaci per curare il DAP, c’è bisogno dell’aiuto anche di una psicoterapia, i farmaci controllano il sintomo ma per guarire bisogna risalire alle cause e cercare di elaborarle o eliminarle se possibile, cambiando stile di vita.
              Io non credo che tutti nella vita abbiano provato un attacco di panico, lo deduco dalle risposte che mi danno gli altri, sia in famiglia, che fra gli amici, pero’ che possano venire a tutti in un periodo stressante della propria vita, ci credo, questo si, ci credo.
              Ciao Eagle 53

              #14311
              milena
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                Gli attacchi di panico sono un forte segnale di avviso che nella nostra vita qualcosa non funziona. Ho sofferto per anni di crisi di DAP asssociata a depressione e mi sono curata con sostegno psicologico associato a xanax per il DAP e zoloft per la depressione…in un primo tempo non riuscendo a elaborare le crisi di panico si è espressa appieno anche la depressione. Il primo importante scalino è una profonda introspezione e ammettere a se stessi il proprio disagio interiore, successivamente avvalersi di un supporto psicologico…quest’ultimo aiuta a una profonda ricerca nel presente o nel passato di ciò che dentro di noi provoca dolore. Le crisi di DAP le definisco personalmente energia inespressa…ossia tutto ciò che è rimasto “fermo” dentro di noi per mancata elaborazione, che tenta di uscire ed esplodere…credimi va ascoltato ed elaborato solo così si può placare quella voce interiore che urla e vuole farsi sentire….il supporto farmacologico aiuta a raggiungere una sorta di tranquillità per affrontare meglio una profonda introspezione psicologica avvalendosi ovviamente di medici qualificati…le vie di uscita sono solo dentro di noi…cercale!!! Ciao MIlena

                #14312
                eagle53
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                  Concordo al 100% con Milena.

                  #14313
                  giannizzzero
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                    Milena, fammi capire. Soffrivi di DAP e ne sei uscita? Quello che dici della tua esperienza è molto interessante, riassume un po’ tutto quello che so su come si curano gli attacchi di panico e ha una solida base logica, talmente coerente che la trovo perfino bella. Personalmente ho un certa forma di pudore verso l’introspezione terapeutica, come se mi vergognassi ad ammettere le mie debolezze, ma mi sono deciso finalmente a iniziare un percorso continuo di psicoterapia. Qualcuno dice che soffro di una forma di depressione, che forse è la causa degli attacchi, o che magari, come nel tuo caso, ne è conseguenza. L’indirizzo comune per la prevenzione della manifestazione di panico è l’assunzione di alprazolam, che pare sia il farmaco più efficace per prevenire le crisi. (Dico prevenire perché quando l’attacco arriva non ci sono farmaci che tengano, è rapidissimo e devastante, senza via d’uscita, al punto che desidererei un’anestesia istantanea, o addirittura la morte, purché termini quella indicibile sofferenza.) Una volta ne ho prese due compresse ai primi sintomi di un attacco ma, ovviamente, il panico è arrivato comunque indisturbato, mentre quando il farmaco ha fatto effetto era tutto finito da tempo, col solo risultato che, non riuscendo più a tenere gli occhi aperti, ho dovuto mettermi a letto. Ecco perché ho paura: non so come fermare l’attacco quando questo si presenta. Sull’alprazolam si legge di tutto e il contrario di tutto, lodi sperticate, condanne inappellabili e tutto quanto sta tra l’una e l’altra; ma se questo farmaco può dare un aiuto per il DAP, sono disposto a prenderne a quintali. Quasi mi vergono a dirlo, ma in fondo in fondo ho ancora dubbi sulla diagnosi; certo, non dubbi “tecnici”, visto che i pareri dei medici che ho interpellato sono tutti coralmente concordi, ma una intima incertezza sulla mia capacità di trasmettere con oggettività i sintomi e soprattutto le sensazioni di un fenomeno talmente fuori dall’ordinario e di intensità ciclopica. Gli attacchi di panico hanno tracciato la linea d’ombra della mia vita: come si può dire che più o meno tutti ne soffrono? Sono davvero attachi di panico o si tratta piuttosto di repentini cali di pressione sanguigna, di sbalzi glicemici, di un tumore al cervello che si sta manifestando, di cos’altro non so? Purtroppo non ho il dono della fede e quindi sono poco incline a credere a misteriose relazioni tra mente e corpo, soprattutto quando quest’ultimo viene considerato come una manifestazione carnale dell’anima (che per me non esiste ed è una pura invenzione filosofica). E’ noto che il corpo manifesta in vari modi i malesseri psicologici, ma il panico è l’unica espressione che non si localizza in un organo specifico (derma, cuore, stomaco, ecc.) ma che inizia con sintomi generici (brividi o vampate di calore, senso di svenimento, visione alterata) che possono essere definiti come un semplice “sentirsi male”, per poi invadere tutto il corpo come un orgasmo devastante e inarrestabile. Quello che forse non viene evidenziato abbastanza è che tachicardia, sudorazione, senso di soffocamento, perdita di contatto con la realtà, tremori, dispnea – sintomi che chi soffre di DAP riporta normalmente – NON SONO l’attacco di panico ma solo le sue conseguenze. Intendo dire che tutti questi segni si potrebbero manifestare indipendentemente, anche tutti insieme, senza che ci sia alcun attacco di panico. Rischio di essere noioso se non addirittura paranoico, lo so, ma il dubbio che i miei non siano attacchi di panico alimenta un’insicurezza di fondo che diventa un limite per molte attività, per niente confortata dall’assunzione di farmaci che, sì, saranno pure efficaci contro la DAP, ma chi mi dice che io soffra proprio di questi e che invece in aereo non mi capiti di nuovo e mi venga voglia di ingoiare una compressa di cianuro?

                    #14314
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                    anche io soffro di dap in particolare di disturbo di panico che è diverso ma sempre di paure stiamo parlando.
                    Stò seguendo una cura farmacologica con cipralex e mi trovo bene poichè il mio neurologo è un medico che non esagera con le medicine.
                    Piuttosto penso che in merito diverse letture mi aiutano almeno a capire il problema, infondo bisogna accettarlo e non fuggire non evitare anzi piano piano da soli o con l’aiuto di uno specialista bisogna non evitare, l’evitamento consolida la paura, bisogna cercare di fare una vita normale come se non fosse mai accaduto nulla . Credo dalla mia esperienza che più diamo importanza al problema più lui si radica, bisogna cercare cosa non và nella vita e affrontare i problemi attuali senza cercare cose nel passato che è perfettamente inutile e capire come vogliamo veramente stare e provarci infondo avere autostima di noi stessi e poi al diavolo l’attacco vuoi venire vieni ma poi te ne vai ciao bello è quello che gli e ci dobbiamo dire. Rinunciare ai viaggi alla vita, non ci penso proprio mi prendo il mio cipralex affronto la mia vita con tutti i problemi che mi dà e vado avanti. Io la vedo così tanto non si muore di dap si stà solo male e poi passa questo ci dobbiamo dire. Non so se così sia giusto ma è quello che penso ciao a tutti gianluca

                    #14315
                    eagle53
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                      E’ giusto quello che dici caro Gianluca, ma fra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare, tu ci hai già provato ad applicare concretamente la tua filosofia?
                      Sarebbe interessante conoscere i tuoi risultati, se funziona, potremmo tentare anche noi di farci un bel viaggetto, magari in aereo ma pure in nave o in treno, và bene qualsiasi mezzo di trasporto.
                      Fammi sapere, ciao
                      Eagle53

                      #14316
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                      si in realtà ci ho provato con le relative cautele, sono andato in vacanza estiva nel primo anno utile dopo il primo grosso attacco vicino a casa precisamente a Norcia ( abito a Roma) in un agriturismo e con l’ automobile, sono credo 100 km o più, ho usato tutte le cautele stavo vicino all’agriturismo, solo di pochi km mi allontanavo. L’anno dopo con il pulmann sono andato in Puglia con mia madre ad Ostuni, utilizzavo la navetta dell’albergo per andare al mare, certo è tosta mica dico di no, però provare provare penso che ne valga la pena. Certo meglio il treno della vettura se hai paura di guidare è meglio però vicino a casa vacci è anche un modo forse una cura per uscire o tentare di uscire di casa almeno l’estate, poi le tecniche di rilassamento le immagini che consigliano gli specialisti i farmaci ssri almeno quelli mi danno, senza abusare e seguendo le istruzioni del dottore, o cercando di conoscere bene gli effetti buoni e quelli collaterali servono. Penso che valga la pena tentare di guarire o almeno cercare di dimenticare il problema, certo io ci penso tanto forse troppo e sono limitato nella mia vita ad esempio è tanto che non vado in palestra è ho l’abbonamento, per esempio
                      trovo la scusa che mi fa male un ginocchio, ma in verità ho paura di sentirmi male, però ci devo tornare . Vedi secondo me piccoli passi vedi Norcia consultare un neurologo o uno psicologo è importante. Comunque grazie di avermi scritto ciao Gianluca teniamoci aggiornati.Si sa mai che ci serva. A P.S SECONDO ME è meglio non cercare di capire cosa è successo in passato e perchè si stà male ma cercare di accettare tutto quello che è successo e archiviarlo superarlo e pensare al presente ad oggi a programmarsi le giornate senza fare sforzi inutili per capire il passato che ormai è morto, quello che è successo è successo e non lo puoi cambiare, ma il presente lo vivi non è morto e quindi dimenticare il passato e vivere nell’oggi questo si che si può fare. Posso dare un consiglio io mi ci sono abbonato e mi aiuta a capire alcune cose e migliorare le condotte della vita quotidiana in parte. Stò parlando della rivista Rizapsicosomatica diretta dal Prof. Raffaele Morelli magari leggine una sola di rivista esce con cadenza mensile, vedi un po ciao alla prossima. Gianluca

                      #14317
                      eagle53
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                        Ho letto tutto, il dott. Morelli e compagnia bella, non è da poco che ho avuto il primo attacco di dap devastante, poi è stata ancora piu’ dura tenere a bada “la paura della paura” di un nuovo attacco. Non entravo in un supermercato, non prendevo con la macchina strade senza vie d’uscita, al ristorante mi sedevo vicino all’uscita, insomma in tutti i luoghi dovevo avere io il controllo della situazione ed una via d’uscita, quindi non parliamo nemmeno della paura di allontanarmi dalla mia città con qualsiasi mezzo e non parliamo di guidare in autostrada. Da lì ho capito che dovevo passettino alla volta riconquistare la mia autonomia ponendomi delle mete semplici, cui potevo arrivare. Ho iniziato questa scaletta ed ora nella mia città riesco a fare tutto, l’unico ostacolo che non sono riuscito a superare per motivi contingenti dovuti ad una salute fisica precaria sono i viaggi, il fatto di allontanarmi solo 20 km dalla mia città, mi dà un’ansia anticipatoria, ma probabilmente potrei farcela, solo che a questo punto non mi interessa, stò bene così, non sono piu’ giovanissimo e nemmeno sano ed in piu’ sono fortunato perchè nella mia città ho sia il mare che la collina, per cui non mi manca nulla per godere comunque di questo bellissimo dono che è la vita.
                        Ciao Eagle 53

                        #14318
                        giannizzzero
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                          Morelli è quello che nelle copertine dei sui libri si fa fare i primi piani con gli occhiali in mano, in posture che ricordano quelle di Berlusconi. Immagini studiate a tavolino per trasmettere sicurezza, per ispirare fiducia; poi, sul suo sito, compare in prima pagina l’elenco degli argomenti di cui si occupa, curiosamente simili a quello di cartomanti e astrologi (salute, amore, benessere, ecc.). Non ho nulla di personale e probabilmente la mia è un’impressione sbagliata, ma sono poco incline a fidarmi di personaggi del genere. Credo piuttosto che si tratti solo di strategie di marketing finalizzate a piazzare il prodotto “benessere” servendosi di una figura carismatica costruita a tavolino da professionisti della vendita. Non a caso, tra i fattori che “inquinano” gli attacchi di panico ci sarebbero, secondo il professor Morelli, addirittura gli psicofarmaci e gli psichiatri! (Leggete la pagina “Liberati dagli attacchi di panico” sul suo blog e vedrete.) Secondo i suoi consigli basterebbe quindi massagiarsi un po’ il corpo, rilassarsi e l’attacco scompare! Voila! Io aggiungerei anche una tisana calmante, non si sa mai. Capite dunque il mio disincanto per questo antipatico intreccio di filosofia e medicina dal sapore new age post-industriale. Io non ho una soluzione, la sto cercando nella psicoterapia e, se servirà, nei farmaci; per ora ho annullato un altro viaggio aereo, e ne ho altri in ballo che cominciano già a tormentarmi..

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