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    fernando
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      Salve.
      Dovrò iniziare a breve un ciclo di terapia a base di sorafenib per combattare un HCC.
      Vorrei sapere:
      1) quanto dura la terapia; 2)siccome ho letto che, adottando tale terapia, la sopravvivenza media è di 10.7 mesi contro 7.9 mesi, non capisco come possa affermarsi (anche questo l’ho letto) che la terapia a base del farmaco in oggetto è “di grande importanza per la cura di un tumore altrimenti a prognosi infausta”, quando invece la prognosi resta infausta ma solo spostata di 3 mesi.
      Vi prego di chiarirmi le idee in proposito con cortese urgenza.
      Nel ringraziarVi, saluto distintamente.
      Fernando

      #14390
      susy-76
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        Sig. Ferdinando
        Per quanto riguarda la durata della terapia, non è corretto parlare di ciclo. La terapia sistemica con sorafenib ha l’obiettivo di fermare la crescita tumorale o di farlo regredire; in alcuni casi si ottiene la completa necrosi radiologica (scomparsa dei segni vitali alla TC o alla RM).
        Tutte queste eventualità vengono considerate un successo della terapia. Questa viene infatti sospesa o per progressione tumorale (incremento dimensionale o numerico dei noduli di HCC) o perché gli effetti collaterali che possono insorgere non sono tollerati dal paziente neanche dopo riduzioni di dose o brevi sospensioni della terapia. La terapia viene portata avanti quindi fino a che non si realizzino queste eventualità, o un aggravamento della funzione del fegato (la maggior parte degli HCC insorge in pazienti cirrotici).
        La risposta radiologica completa peraltro non è una indicazione alla sospensione.

        Per quanto concerne il problema della sopravvivenza e del tempo mediano riportato negli studi, questo riguarda una stima di massima che del complesso dei pazienti inclusi nello studio in questione. Posto che, come detto, il farmaco non porta ad una guarigione dalla malattia, non vi sono elementi che a priori indichino quale paziente risponderà bene alla terapia, e chi invece sarà costretto a sospendere per eventi avversi o per progressione tumorale.
        E’ stato osservato invece che fra i pazienti che rispondono al sorafenib i tassi di sopravvivenza sono invece marcatamente più elevati.
        Oltre a questo bisogna aggiungere che, come avviene per tutte le nuove terapie, l’esperienza degli operatori sanitari nell’utilizzo dei farmaci ha comportato un miglioramento nella gestione degli effetti collaterali con l’ovvio effetto di prolungare la durata della terapia e quindi l’effetto sul tumore.
        L’esperienza clinica ha permesso inoltre di osservare che, in alcuni casi, la regressione sotto trattamento del tumore era tale da consentire al paziente di sottoporsi ad altre terapie considerate più radicali per le quali non era prima elegibile.

        Susy 76
        (Medico Specialista)

        #3939
        susy-76
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