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    sanmag
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      La cisti ossea solitaria dello scheletro, è una formazione cavitaria di volume variabile, risultante da un processo osteolitico che attualmente si ritiene di natura neoplastica benigna.

      E’ relativamente rara, caratteristica dell’età giovanile (l’80% dei casi si riscontra tra i 3 ed i 14 anni con prevalenza del sesso maschile nel rapporto di 2/1). La localizzazione elettiva essa è nella metafisi (il corpo) delle ossa lunghe, prevalentemente dell’omero e del femore.

      La sintomatologia è piuttosto scarsa: dolori lievi intermittenti, qualche limitazione funzionale antalgica, spesso nessuna sintomatologia; a volte, nei soggetti magri e con masse muscolari esili, è possibile apprezzare una tumefazione con alterazione del normale profilo di un segmento di arto. La palpazione, generalmente indolore, può svelare
      una formazione tondeggiante di volume variabile, a superficie liscia, di consistenza dura leggermente elastica.
      Frequentemente però la sintomatologia insorge in modo drammatico con una frattura patologica.

      La terapia delle cisti ossee è solamente chirurgica. Di fronte ad una cisti ossea senza frattura patologica è da discutere l’epoca dell’intervento in relazione allo stadio evolutivo dell’affezione perchè è preferibile intervenire in fase di stabilizzazione.

      L’intervento chirurgico consiste, nello svuotamento della cavità seguito da un’ accurata pulizia del fondo e delle pareti
      della formazione; si procede poi al riempimento accurato della cavità con tessuto osseo sotto forma di minute scaglie.

      La recidiva in una cisti operata, per quanto rara, è un’evenienza possibile ed in questi casi, si assiste al progressivo riassorbimento dell’osso trapiantato con ricostituzione della cavità che può anche assumere dimensioni superiori a quelle iniziali.

      Di fronte ad una recidiva, peraltro, il trattamento d’elezione è sempre l’intervento chirurgico praticato con le modalità descritte e che, generalmente, porta alla guarigione definitiva.

      Considerato quanto detto, è ovvio che la terapia medica infiltrativa, sia a base di cortisone sia a base di farmaci antinfiammatori non steroidei (Artrosilene) è solamente un palliativo che si rivolge soprattutto ad eliminare o ridurre i sintomi, probabilmente in attesa della stabilizzazione della cisti per programmare poi l’intervento chirurgico.

      Ciao!

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